Se l’aborto è una pizza take away

Marche, l’assessore Giorgia Latini pensa di proporre una revisione delle linee ministeriali sulla Ru486 e di aiutare le donne in gravidanza. Ma le femministe di “Non una di meno” rispondono con la richiesta dell’«aborto per tuttu» (sic!) e della pillola «da asporto». Sembra una parodia della vecchia propaganda abortista, e invece è la cultura mortifera che mostra il suo vero volto.

Se non si trattasse di una richiesta vera, si potrebbe ridere per l’ironia del messaggio, che smonta da sé – come un autogol verbale – la richiesta stessa. Sì, perché la trovata del gruppo “Non una di meno transterritoriale Marche” che chiede l’aborto per tutti, anzi «per tuttu» (non è un refuso, bensì una delle bizzarrie della neolingua Lgbt), e soprattutto la «Ru486 da asporto e teleaborto», potrebbe apparire ad un alieno come una parodia delle stesse istanze abortiste. E invece no, si è fuori dall’ironia.

Gli slogan di cui sopra sono stati usati dal gruppo ultrafemminista a seguito delle parole pronunciate dall’assessore regionale alla Cultura e alle Pari opportunità, Giorgia Latini, già deputata della Lega, in una breve intervista mandata in onda il 2 dicembre 2020 dal Tgr Marche. Al giornalista che le domandava se la giunta marchigiana avesse intenzione di rivedere le modalità di accesso alla Ru486, la Latini spiegava che l’argomento non era stato ancora trattato ma che «sono stata sempre contraria all’aborto, quindi sicuramente avrò piacere di esprimere questa mia posizione qualora questo tema venisse affrontato in giunta». E manifestava la volontà di un suo possibile ordine del giorno al riguardo.

Si ricorderà che le linee guida sulla Ru486 sono state modificate in piena estate dal ministro Roberto Speranza, con l’estensione del periodo per l’aborto farmacologico alla nona settimana di gravidanza, la possibilità di accedervi – contro ogni ratio legislativa – anche nei consultori e addirittura l’eliminazione dell’obbligo di ricovero ospedaliero, con l’introduzione di un semplice regime di day hospital. Alcune Regioni, come il Piemonte, hanno nel frattempo introdotto delle limitazioni rispetto a questa ulteriore liberalizzazione del «pesticida umano» (Jérôme Lejeune).

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