Aggiornamenti

 
DICASTERO DELLE CAUSE DEI SANTI
Convegno di studio
“LA SANTITA’ OGGI”


Organizzato dal Dicastero delle Cause dei Santi si è svolto a Roma, dal 3 al 6 ottobre 2022 , presso l’Istituto Patristico Augustinianum un Convegno di studio dal titolo: “La santità oggi”.
E’ stato un convegno molto interessante con relatori qualificati. Hanno partecipato per la massima parte membri del Dicastero, consultori e consultrici, postulatori e postulatrici e iscritti al Corso di Alta Formazione in Cause dei Santi. Tutti gli interventi possono essere consultati nella pagina web www.causesanti.va
Nel suo intervento finale il Card. Semeraro, prefetto del Dicastero, ha fatto una riflessione molto viva che voglio condividere:
…” Ho pensato, che la santità è come un fiume sotterraneo che se pure sempre alimenta la Chiesa, in alcuni luoghi – e sono la vita dei santi canonizzati – fuoriesce e zampilla come una fontana. Il più delle volte, certo, occorre che ci sia qualcuno disponibile a scavare il pozzo… e questo è, un po’ il lavoro del nostro Dicastero: dall’inizio nelle Chiese particolari fino al lavoro dei postulatori e delle postulatrici, dei vari Consultori, dei Cardinali e Vescovi nell’Ordinaria del Dicastero, sino alla decisione del Successore di Pietro. Scavare il pozzo da cui sgorga l’acqua sotterranea, nascosta! Il p. M. Faggioni ha detto ieri che se qualcuno non avesse messo in luce i Manoscritti di Teresa di Gesù Bambino, noi non avremmo avuto la santa che conosciamo
…Penso, allora, a Lourdes, a una ragazza poi canonizzata: Santa Bernadette Soubirous. Nei suoi racconti diceva che la Vergine le aveva indicato una fontana dove bere, ma… lei non la vedeva! La Vergine, però, insistette e così Bernadette si mise a scavare nella terra fangosa che era in fondo alla Grotta e scoprì una sorgente!
Ecco, carissimi: vorrei dire che nei processi per la beatificazione e la canonizzazione, pure noi dobbiamo fare un po’ come Bernadette: scavare perché dal terreno della Chiesa escano quelle testimonianze che poi condurranno a una beatificazione, a una canonizzazione.”
Partecipare come Postulatore, mi ha dato la possibilità di scambiare idee, di far conoscere quello che stiamo facendo con l’Associazione per la Postulazione della Causa dei bimbi non nati martiri, di mettere nelle mani di Cardinali, Vescovi e teologi il libretto “il martirio dei bimbi non nati”. Dalle parole dense e profonde del Card. Semeraro ho ricevuto un messaggio che deve spronarci a scavare… Dobbiamo pregare perché venga alla luce la santità dei bimbi non nati, il loro martirio è quell’acqua di sorgente salvifica che scaturisce dal costato di Cristo al quale loro sono misticamente uniti. Un’acqua viva ma nascosta, di cui abbiamo urgentemente bisogno.
Un segno grande per me è stata l’udienza finale che abbiamo avuto con Papa Francesco nella sala Clementina dove ho ricevuto la sua benedizione, ho potuto parlargli e mettere anche nelle sue mani il libretto. Preghiamo affinchè lo Spirito Santo con la sua luce illumini la mente e il cuore di coloro che hanno la responsabilità e il ministero per il riconoscimento della santità nella Chiesa.
Giovanni Antonucci

 

 

 

 

Anna Raisa Favale – pubblicato il 10/11/21

Ho incontrato Giovanni Antonucci qualche mese fa alla presentazione del libro “La mano di Dio”, di Bernard Nathanson, l’autobiografia del famoso medico abortista americano che dopo aver compiuto piu di 70.000 aborti, riconobbe la mostruosità di quanto aveva fatto e trascorse il resto dei suoi anni a testimoniare il valore della vita.

Scopro che proprio Nathanson è stato per Giovanni la pietra d’inciampo, quando nell’86 guardò “The SilentScream – L’urlo silenzioso”, il documentario girato dallo stesso medico, che mostra la registrazione di un’ecografia a ultrasuoni durante un aborto: il bambino, dopo vari inutili tentativi di fuga nel grembo materno, è alla fine inevitabilmente trovato dalla cannula da suzione – lo strumento più comune usato durante gli aborti nel primo trimestre – che lo colpisce e lo smembra, facendolo esplodere in quell’urlo silenzioso appena precedente la morte, che dà il nome al film.

Così come per Nathanson, quel video cambia la vita anche di Giovanni. In quel momento è a L’Aquila, la sua città di orgine, e insegna a Scuola. Con la collaborazione degli insegnanti di religione, porta il documentario nelle classi, che viene visto da quasi 5.000 ragazzi. Ma le reazioni non tardano ad arrivare. Il video è considerato da docenti e genitori “troppo forte, troppo violento”. Come a dire che l’aborto si può fare, ma non si può mostrare, perchè se lo mostrassimo davvero per quello che è, nessuno più lo accetterebbe.

Sono passati solo 5 anni dal Referendum che ha portato alla legalizzazione dell’aborto in Italia, e il movimento per la vita, colpito, è debole, arranca, e manca di linfa nuova. Giovanni ne riprende le redini, e a L’Aquila promuove un’iniziativa che chiama “1 settimana per la vita”, alla fine della quale si va in Pellegrinaggio a Roio, al Santuario di Santa Maria della Croce. Mentre camminano pregando il Rosario, tra l’ultimo mistero doloroso e il primo mistero gaudioso, Giovanni inciampa in un’altra pietra, questa volta reale, e dell’esatta forma di un feto: in quel momento, snocciolando le Ave Maria e pregando per i bambini abortiti, ha come una rivelazione spirituale: “La battaglia sull’aborto si vince dopo la morte”.

I cimiteri per i bambini non nati

A partire da questa intuizione, il focus della lotta si sposta sulla vita eterna, e Giovanni inizia a coltivare nel cuore il desiderio di seppellire i bambini abortiti nella città de L’Aquila. Ci sono problemi a livello legislativo e sanitario, ma alla fine si risolve tutto: l’ASL dà il suo “sì” definitivo, si trovano aiuti, tra i quali una impresa di pompe funebri che a supporto della causa si offre di prestare servizio gratuito al seppellimento, ed è il via libera alla missione.

Le parole di Giovanni che racconta quei primi tempi sono commoventi:

“A volte andavo all’Istituto di Anatomia Patologica con le pompe funebri a raccogliere i corpi, seguendo il protocollo. Era uno strazio vedere tutti questi corpicini fatti a pezzi, che mettevamo nelle cassettine cercando di usare quanta più delicatezza possibile. Cominciammo a seppellire e lo facemmo per due anni. I comuni italiani sono infatti obbligati a destinare una zona specifica per il seppellimento dei ‘bambini nati
morti’ nei propri cimiteri: il custode del cimitero era un frate che individuò un’area da metterci a disposizione; due anni dopo creammo un monumento, alla cui inaugurazione venne anche Zeffirelli, che aveva visto sul giornale la notizia, con un mazzo di boccioli di garofani. Disse che era stato profondamente toccato dall’iniziativa”.


Lo stesso monumento fu posizionato in diverse città italiane e straniere ed anche all’entrata del campo di concentramento di Treblinka, in Polonia, il primo campo in cui vennero sperimentate le camere a gas, a ricordo di come si stia continuando a perpetrare un altro olocausto, silenzioso e immenso, nella storia dell’uomo. Era il 1989, e per la prima volta in Italia si riconosceva ai bambini abortiti, fino ad allora trattati come rifiuti speciali ospedalieri, la stessa dignità ad essere sepolti che si dava a ogni altro bambino non nato.

“Questo fu il primo passo. Ma volevamo andare avanti, perchè credevamo che si dovesse fare molto di più, riconoscendo a questi bambini non solo la dignità di essere umani sulla terra, ma anche di santi martiri in cielo. Il Vescovo di Guayaquil, in Ecuador, approvò anche una preghiera che iniziava così: ‘Si ripete, in voi, la crocifissione di Gesù…’, perchè davvero questo è il senso”.

Continua a raccontare Giovanni:

“L’esempio del seppellimento venne seguito poi da molti altri comuni italiani, e molte realtà nel mondo si stavano muovendo nella stessa direzione. Il Signore ha mandato tanti segni negli anni, uno dei quali è stato quello di aver fatto Il corso di Postulatore delle cause dei santi in Vaticano, nel 2018.

Sulla base di questo, ho creato l’Associazione per la postulazione della causa dei bimbi non nati martiri, che ha il fine di preparare la documentazione da presentare poi a un Vescovo, che possa aprire effettivamente la causa a livello ufficiale nella Chiesa. Il Signore ha aperto le porte, sono arrivate tantissime testimonianze di gente nel mondo che ci ha inviato storie di segni, di miracoli, in particolar modo in America Latina”.

Oltre a varie apparizioni private, come nel caso della veggente Mirjana Dragičević, una delle veggenti di Medjugorje, alla quale, in uno dei messaggi la Madonna avrebbe detto: “I bambini abortiti sono con me in cielo”, sul sito dell’Associazione sono raccolte varie testimonianze. Ad esempio la storia di Stefania, in Colombia, che dopo aver avuto un aborto a 13 anni e aver tentato il suicidio varie volte, aveva chiesto l’intercessione di suo figlio in cielo per aiutarla a redimere la sua vita dal giro di droga e prostituzione in cui si trovava. Non solo lei è stata salvata, ma anche sua sorella, che in simili situazioni di vita e incinta, è riuscita a trovare la forza di non abortire e ricominciare una vita nella luce.

Oppure la storia di una donna di Medellin, malata di leucemia, che ha pregato per l’intercessione dei suoi bambini non nati in cielo per poter avere un trapianto di midollo che sembrava impossibile potesse avvenire, e che invece Dio ha realizzato, donandole una nuova vita, proprio nel giorno del 15 agosto, il giorno di Maria Assunta. Un miracolo di guarigione fisica, poi, sembra anche essere avvenuto in Messico. Il sacerdote JesusSalgado, parroco della Parrocchia del Divino Niño e la Santa Croce, a Puebla, lo scorso giugno aveva avuto un infarto, il suo cuore si era letteralmente fermato per vari secondi. I parrocchiani hanno pregato per l’intercessione dei bambini non nati, e Padre Jesus si era salvato. Dopo poco era stato nuovamente ricoverato. Per i medici non c’erano speranze: i suoi polmoni e il suo cuore erano pieni di acqua. Ma si ritornò a pregare: dopo neanche 24 ore Padre Jesus si alimentava già autonomamente, e dopo pochi giorni fu dimesso, nella completa sorpresa dei medici che hanno dichiarato non esistere una spiegazione scientifica a quanto successo.

Tutto questo è ovviamente materiale che sarà sottoposto alla Chiesa e vagliato attentamente. Giovanni specifica: “Condizioni necessarie per l’apertura di una causa di martirio sono due: il fumus di segni e miracoli, e l’“OdiumFidei”, che io rintraccio nel relativismo, lievito madre di tutte le ideologie. Gesù è la verità, le ideologie sono l’errore: l’uomo che si distanzia da Dio, mettendosi al centro, e dicendo “Io non ho bisogno di te”, crea un conflitto, si pone contro Dio”.

Per ritornare a Nathanson, che già negli anni ‘80 affermava con assoluta certezza scientifica che il concepito fosse un nuovo essere umano fin dal primissimo istante, la scienza non ha più alcun dubbio che l’aborto sia a tutti gli effetti l’uccisione di un essere umano: legale, concessa, finanche promossa. Solo dall’inizio dell’anno fino alla fine di luglio, gli aborti nel mondo nel 2021 sono stati quasi 25 milioni. Un numero spaventoso e agghiacciante non paragonabile a nessun altro genocidio nella storia dell’umanità, in nessun altro periodo storico.

Starà alla Chiesa accertare se i bimbi mai nati sono martiri, ma di certo sono anime innocenti che, ormai alla presenza della piena luce del Padre, intercedono con amore e misericordia infinite, come tutti gli altri nostri defunti nella grazia, per la nostra conversione, in particolar modo e in primis, per quella dei loro genitori.

Link associazione: https://martirinonnati.org/


 

 

 

Ermes Dovico

«Desideriamo sollecitare la Chiesa ad aprire un processo canonico per il riconoscimento del martirio dei bambini uccisi dall’aborto», perché «crediamo che questi bambini abbiano un ruolo importante nell’economia della salvezza». Parla alla Bussola Giovanni Antonucci, fondatore dell’Associazione per la postulazione della causa dei bimbi non nati martiri, fatta da laici e sacerdoti. Alla sua base un’ipotesi teologica che non appare in contrasto con il Magistero. Due i punti principali: il primato della grazia e l’odium fidei rinvenibile nell’ideologia del relativismo.


 
I bambini vittime dell’aborto volontario sono martiri? La domanda riflette un’ipotesi teologica che si va facendo strada tra i fedeli, dalle madri convertite di questi piccoli ai sacerdoti. Trattandosi di un’ipotesi, non gode chiaramente della certezza dei dogmi, ma per altro verso non vi appare nemmeno in contrasto. Nell’ambito della secolare e più generale riflessione sulla sorte dei bambini non nati e privi del Battesimo sacramentale, la Santa Chiesa sta pian piano approfondendo la questione, sapendo di trovarsi di fronte a un mistero divino su cui solo con l’aiuto dello Spirito Santo si può fare luce.

Già a inizio 2019 la Nuova Bussola rendeva conto di un opuscolo scritto da due sacerdoti e un teologo (La via “nascosta” dei bambini nati “in Cielo”) sul ruolo salvifico giocato dai bambini non nati (a causa sia di aborto procurato che spontaneo). E quest’anno si è formata, in modo indipendente da quegli autori seppur con il conforto di una sensibilità simile, l’«Associazione per la postulazione della causa dei bimbi non nati martiri» (http://www.martirinonnati.altervista.org). Costituita da Giovanni Antonucci, insegnante e postulatore delle cause dei Santi, l’associazione ha pubblicato un libretto con un punto centrale: si sottolinea che l’odium fidei – elemento necessario per il riconoscimento del martirio – è rinvenibile nell’odierna ideologia del relativismo.

Nel libretto si sostiene la plausibilità del martirio dei bambini abortiti volontariamente. E, affrontando il tema dell’accettazione volontaria del martirio, ci si chiede tra l’altro: si può pensare a un dialogo precocissimo tra l’anima del bambino non nato e il suo Creatore? L’esempio più noto e alto di questo dialogo è san Giovanni Battista che – ancora nel grembo materno – riconosce il Signore e Sua Madre, sussultando di gioia all’udire il saluto della Vergine (in quell’istante, come insegnano i Padri della Chiesa, viene liberato dal peccato originale).

Questo ci ricorda che la grazia precede i nostri meriti, è sovrabbondante (vedi san Paolo). Al riguardo non si può dimenticare poi l’esempio dei Santi Innocenti, cioè dei bambini dai due anni in giù fatti uccidere da Erode e venerati dalla Chiesa come martiri. Il loro martirio, testimonia la liturgia, «è un dono gratuito del Signore» (Messale Romano), ben espresso dal discorso di un vescovo del V secolo, san Quodvultdeus: «O meraviglioso dono della grazia! Quali meriti hanno avuto questi bambini per vincere in questo modo? Non parlano ancora e già confessano Cristo!».

Se è vero com’è vero che il sangue dei Santi Innocenti è stato versato in unione a quello di Gesù, non può valere lo stesso per i bambini abortiti che sono – per usare le parole di san Giovanni Paolo II (Evangelium Vitae, 58) – «quanto di più innocente in assoluto si possa immaginare»?

Questi, in sintesi, i presupposti su cui si fonda la richiesta dell’associazione. La Bussola ha intervistato Antonucci per saperne di più.

Giovanni Antonucci, qual è lo scopo della vostra associazione?
Lo scopo è quello di sollecitare la Chiesa ad aprire un processo canonico per il riconoscimento del martirio dei bambini uccisi dall’aborto. Di questa associazione fanno parte laici e sacerdoti. Chiunque può partecipare come persona o gruppo.

Per l’associazione questi bambini abortiti agiscono come soldati di Cristo nel combattimento spirituale contro Satana. Perché?
Crediamo che questi bambini abbiano un ruolo importante nell’economia della salvezza. Lo spirito è quello del Salmo 8: «Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli» (Sal 8, 3). Questo tema della forza di Dio che si serve della debolezza umana è biblico. Tutte le battaglie vinte da Israele sono state risolte per mezzo della debolezza, basti pensare a Davide contro Golia, a Giuditta contro Oloferne, o anche a Mosè, che era balbuziente. Ora, i bambini abortiti sono i più piccoli tra i piccoli. Questo tema è da affrontare e meditare in profondità. Il libretto che abbiamo pubblicato sul nostro sito riassume proprio i punti principali di questa posizione, attingendo alla Tradizione e al Magistero della Chiesa.

Quali sono gli elementi necessari per poter parlare di martirio?
Come insegna la Congregazione delle Cause dei Santi, c’è bisogno di tre elementi: 1) il martirio materiale; 2) il martirio formale ex parte persecutoris; 3) il martirio formale ex parte victimae.

Iniziamo dal martirio materiale.
Il martirio materiale è evidente, parliamo di decine di milioni di bambini abortiti in tutto il mondo ogni anno. Ci troviamo di fronte a un processo particolare perché non è caratterizzato per uno specifico luogo geografico o un periodo storico. Si tratta appunto di qualcosa che avviene in tutto il mondo e che ha le dimensioni di un Olocausto, un enorme Olocausto, che continua. Il martirio materiale sta nella morte violenta di questi bambini.

Il secondo elemento riguarda invece il persecutore: si tratta cioè di dimostrare che l’aborto procurato è una forma di persecuzione?
Sì, l’individuazione del martirio ex parte persecutoris è determinante. In questo caso bisogna mettere in luce la dissimulazione diabolica che nasconde la realtà della persecuzione; è una dissimulazione talmente grande da convincere un elevato numero di persone che il male è bene, l’aborto è progresso, rispetto per la libertà dell’uomo. Qui l’elemento dell’odium fidei è legato all’ideologia del relativismo, che attenta alle verità della fede. Questa ideologia mette l’uomo al centro: è l’uomo che pone le basi morali, confondendo bene e male con ragionamenti capziosi, magari formalmente corretti ma sostanzialmente falsi. Il relativismo fa dell’uomo la misura di tutte le cose, lo mette al posto di Dio. E l’elevazione dell’aborto a diritto, come già osservava il cardinale Caffarra, attenta a una delle due colonne della Creazione, la persona umana.

Andando all’ultimo punto, il martirio formale ex parte victimae, come lo si fonda?
Dobbiamo rifarci a ciò che è l’amore, la carità, l’agape biblica, che non è uno sforzo umano, ma una partecipazione alla grazia di Dio, che ci viene comunicata. Questo vuol dire che non siamo tanto noi che amiamo – non siamo cioè la sorgente – ma possiamo divenire strumento dell’amore di Dio. Questa chiamata di Dio all’amore è una relazione. L’idea da approfondire è che anche i bambini non nati abbiano un’attività, cioè che loro possano rispondere in un modo che solo Dio sa.

Intende la possibilità che vi sia un dialogo tra il bambino nel grembo materno e Dio?
Certo. Questi piccoli sono tali non perché non hanno capacità di parlare o fare operazioni bensì perché accolgono la grazia di Dio senza porre ostacoli. Invece la persona grande, già nell’età della ragione, attraverso il peccato, pone ostacoli alla grazia di Dio. Gli innocenti, privi di peccati personali, non hanno ostacoli che impediscano che la grazia di Dio scenda su di loro. In questo senso si esprime anche un documento del 2007 della Commissione Teologica Internazionale, «La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza Battesimo», che mette in relazione il dolore dei bambini a quello di Gesù, e poi afferma:

«Alcuni dei bambini che soffrono e muoiono sono vittime della violenza. Nel loro caso, avendo come riferimento l’esempio dei Santi Innocenti, possiamo ravvisare una analogia con il Battesimo di sangue che reca la salvezza. Anche se inconsapevolmente, i Santi Innocenti hanno sofferto e sono morti per Cristo; i loro carnefici erano mossi dall’intento di uccidere il Bambino Gesù. Proprio come coloro che hanno tolto la vita ai Santi Innocenti erano spinti dalla paura e dall’egoismo, così la vita dei bambini di oggi, in particolar modo quelli ancora nel grembo materno, è spesso messa in pericolo dalla paura e dall’egoismo altrui. In questo senso si trovano in una condizione di solidarietà con i Santi Innocenti. Non solo, sono anche in una situazione di solidarietà con il Cristo che ha detto: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40)».

È una presa di posizione notevole.

Il Battesimo di sangue è un implicito riconoscimento del martirio?
Sì.

Il tema dell’accettazione volontaria del martirio, alla luce di quanto detto, sarebbe dunque una ‘difficoltà’ superabile per un’eventuale causa?
C’è appunto il precedente dei Santi Innocenti. Poi abbiamo trovato l’esempio di diversi gruppi di martiri giapponesi del XVII secolo: ci sono anche bambini di un anno, due anni. Che differenza c’è tra un bambino che ancora non ha raggiunto l’età della ragione e un bambino nel seno della madre? È chiaro che è in gioco il primato della grazia. Qualunque vescovo potrebbe aprire una causa di questo tipo. In Messico, a Guadalajara, ogni mese seppelliscono i bambini abortiti; prima celebrano una Messa, presentando le piccole bare sotto il manto della Madonna. Non sono rifiuti speciali questi bambini, sono attori della Chiesa militante. C’è una fama di segni, di miracoli, un senso comune nella fede che ci conforta nel credere che questi bambini siano martiri.


Vaticano, «I bambini abortiti possono essere considerati martiri?» Nella Chiesa si apre il dibattito

Primo Piano>Vaticano

Mercoledì 10 Novembre 2021di Franca Giansoldati

 

Città del Vaticano – I bambini che sono stati abortiti possono essere parificati ai martiri? La domanda tutt’altro che campata in aria continua a rimbalzare all’interno della Chiesa, sostenuta da illustri pareri teologici. Visto che per la dottrina cattolica l’embrione umano e i feti che vengono soppressi attraverso l’interruzione volontaria di gravidanza sono considerati a tutti gli effetti degli esseri umani in potenza, si sta allargando la conseguente riflessione se poter aprire processi canonici regolari per il riconoscimento del martirio dei bambini uccisi dall’aborto. Le autorità vaticane non si sono ancora espresse ma l’ipotesi avanza a passo di carica.

L’agenzia internazionale cattolica Aleteia non a caso sta diffondendo sui social la campagna di un postulatore delle Cause dei Santi, Giovanni Antonucci, fondatore dell’associazione che si batte per la postulazione di queste cause. La realtà associativa che ha fondato www.martirinonnati.org da anni interpella il mondo cattolico con una realtà scivolosa e scomoda, fonte di contrasti interni e di dilemmi. A suo parere si tratterebbe di riconoscere ai bambini non nati il primato della grazia e l’odiumfidei riscontrabile nella ideologia del relativismo che ha portato a far approvare nei parlamenti leggi abortiste.

In questi giorni Aleteia – voce molto autorevole e plurilingue – ha diffuso un video contenente l’interrogativo etico che sta alla base di questa campagna.

Naturalmente per ora si tratta di una ipotesi e come tale è fonte di dibattiti. Ma il tema dei bambini non nati per la Chiesa resta un nodo sospeso e fonte di grattacapi.

Ogni volta che si fa strada la notizia di una sepoltura cristiana per i piccoli resti umani nell’angolo di un qualsiasi cimitero scoppia sempre il putiferio.

Papa Francesco alcuni anni fa ha voluto visitare la parte di un campo santo romano dedicata ai bambini non nati.

Secondo Antonucci il fenomeno dei bambini abortiti, considerando l’alto numero di aborti che vengono praticati ogni anno in tutto il mondo, costituisce di fatto una sorta di “olocausto”.

Un termine fortissimo che lui ha usato in diverse interviste nel passato.

Sul sito della associazione viene spiegato che oltre al Covid, oggi, esiste un altro tipo di «virus che si annida direttamente nella mente e nello spirito di tante persone, che sta generando molti, ma molti morti in più.

Questo si verifica da tanti anni, anche se nessuno ne parla.

Per renderci conto di questi dati basta andare sul sito www.worldometers.

Tra le altre statistiche – si legge – c’è un contatore che modifica e aggiorna di secondo in secondo il numero di aborti nel mondo, secondo i dati ufficiali dell’Oms.

Ebbene, secondo il portale nel 2020 sono stati effettuati in tutto il pianeta 42.655.372 interventi abortivi. Significa che ogni giorno ci sono quasi 117.000 aborti, 4.860 all’ora, oltre 81 al minuto, ben più di uno al secondo ( di bimbi non nati uccisi).  

Questi bimbi non sono numeri statistici che rimangono sulla carta che servono per ricerche sociali! Non sono certamente rifiuti speciali degli ospedali! Sono esseri umani, sono persone “scartate” dagli uomini, ma sicuramente amate da Dio».

 

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